Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
1 commento:
Gesù, nel suo mandato ai discepoli chiede di scacciare i demoni, guarire i malati, annunciare il suo nome… perché allora restano “non conosciuti” quelli che hanno fatto tali cose?. Che cosa si deve fare ancora per “andare bene”, per essere riconosciuti da Gesù? Per non essere visti come operatori di iniquità? Per noi abituati al valore del “fare” sfugge qualcosa…
Forse Gesù vuole far abbassare il nostro sguardo dalle nostre pietre usate per costruire la casa… alla Pietra su cui fondiamo la casa, appoggiamo le nostre pietre. Forse la nostra “iniquità” sta proprio nel pensare e vedere il “nostro” impegno, il nostro sforzo, la nostra fatica… certo tutto fatto nel nome del Signore… ma è pur sempre il mio…
Gesù chiama i suoi discepoli a guardare dove appoggiano piedi e casa… guardare alla Roccia… guardare alla sua sapienza… ascoltarla, farla propria. Non sono io roccia e a sapienza a me stesso. L’insipienza è qui: farsi pietra scura a se stesso perché capace di fare alcune delle cose chieste dal vangelo. Mentre la sapienza è ascoltare il vangelo e anche nella mia incapacità, sentire che posso fidarmi di quelle parole che cambiano e rendono salda la mia vita.
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