Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
1 commento:
Triplice festa a casa di Zaccaria: è nato un bambino, da una coppia anziana e sterile e il padre ha riacquistato la voce… Una festa che porta con sé l’interrogativo: che sarà mai questo bambino?
In un piccolo villaggio della Giudea si vive un avvenimento incomprensibile. Un avvenimento che per anni resterà avvolto nel “mistero” e che si svelerà pienamente con la venuta di Gesù. La triplice festa in casa di Zaccaria è una festa di novità. Non si tratta più di ripetere i soliti nomi e le solite tradizioni consolidate. “Si chiamerà Giovanni”… La storia dell’umanità è storia di salvezza. Anche la storia più vecchia (Elisabetta e Zaccaria), più incline a non credere (Zaccaria davanti alla promessa di paternità), più incapace di parlare è luogo di salvezza, di festa, di stupore e di interrogativi.
La salvezza si realizza attraverso uomini e donne in carne ed ossa, che con la loro umanità sanno “generare”, portare alla luce. La salvezza è sempre concreta, nella carne. Non è un’astrazione per consolare cuori stanchi e sfiduciati. È sempre qualcuno da contemplare nella sua storia. Come è stato per Giovanni, figlio di Elisabetta e Zaccaria, colui che decenni dopo troviamo nel deserto e sulle rive del Giordano a chiamare a conversione e battezzare, colui che non ha paura della verità a costo della propria vita… La salvezza passa attraverso la carne di Elisabetta, Zaccaria, Giovanni… come passa attraverso la carne di ciascuno di noi. La nostra storia è dentro la lunga storia di alleanza del Creatore con ogni sua creatura. Ciò che spesso ci manca è di aderire a questa verità, convinti che la nostra storia sia un caso e, se va bene, può essere “utile” a qualcuno che ci sta intorno… Il figlio di Elisabetta e Zaccaria, Giovanni, ci ricorda invece che ogni storia, ogni carne, lasciata nelle mani del Creatore, racconta la salvezza che si realizza giorno dopo giorno. Anche la mia carne.
Che festa!
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