“In attesa…di ristoro…” Mt 11,28-30
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero.
1 commento:
“Ristoro”. Quante volte lo cerco. Cerco qualcuno, qualcosa che mi “rimetta a nuovo”, ristori appunto. E questo non vale solo per lo stomaco, ma per “la mia vita”. Gesù propone ai suoi di lasciarsi “ristorare da lui”, ricostruire da lui. Propone anche il modo: “venite a me”… “prendete il mio giogo”… “imparate da me”. Chiede una vicinanza nuova e diversa. Una vicinanza “stretta” nel momento della stanchezza e dell’oppressione. Proprio nel momento in cui vorrei starmene da solo con me steso e la mia fatica, mi chiede di “aggiogarmi”, legarmi a lui. Come i buoi venivano congiunti e accoppiati per il lavoro. Fare coppia con lui è vero “ristoro”, vera ricostruzione. Fare coppia con lui è percepire la sua cura, il suo amore – e non il suo giudizio – per l’uomo stanco e oppresso. È vivere fino in fondo il mistero del Natale, dove il farsi dono è frutto solo dell’amore. Quando sono stanco e oppresso mi viene chiesto di lasciarmi ricostruire dal suo amore, per aumentare la portata del mio amore per me e per chiunque altro. Per la mia vita e la via di chiunque altro. Quando sono stanco e oppresso mi viene proposto di non fare affidamento solo sulle mie forze, ma di unirmi a lui, per condividere la mia vita con lui e con gli altri. È qui il segreto evangelico del “riposo”.
Attesa come tempo in cui imparare a fidarmi del “mio compagno di giogo”… Insegnami oggi a venire a te, a lasciarmi ristorare da te, a imparare da te. Con fiducia.
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