“In attesa… da cieco…” Mt 9,27-31
Mentre Gesù si allontanava di là, due ciechi lo seguirono gridando: «Figlio di Davide, abbi pietà di noi!». Entrato in casa, i ciechi gli si avvicinarono e Gesù disse loro: «Credete che io possa fare questo?». Gli risposero: «Sì, o Signore!». Allora toccò loro gli occhi e disse: «Avvenga per voi secondo la vostra fede». E si aprirono loro gli occhi. Quindi Gesù li ammonì dicendo: «Badate che nessuno lo sappia!». Ma essi, appena usciti, ne diffusero la notizia in tutta quella regione.
1 commento:
È nella cecità che i due lo seguono e gridano. È nella cecità che sperano. È nella cecità che credono… La loro situazione di vita li rende impossibilitati a vedere. Ma non a credere. Vedere tutto chiaro nella vita e “credere” sono realtà differenti. La “fede” fa “avvenire” – venire incontro – qualcosa di desiderato. Come vorrei che anche nella mia vita tutto fosse chiaro. Come vorrei riuscire a rendere evidente tutto. Razionalizzare, contabilizzare ogni giorno, ogni avvenimento, ogni sentimento… Voglio “vederci chiaro” in tutte le situazioni della vita. Non voglio rischiare di “camminare al buio” gridando il bisogno di luce… Eppure le mie giornate sono anche questo. Ma non mi accontento di dire: basta credere e tutto è chiaro. Come se il credere eliminasse la “fatica” del camminare con le mie cecità. Il credere non “risolve” la mia cecità con un colpo di bacchetta magica, mi fa “venire incontro” una Speranza, un “tocco” sulla pesantezza della mia cecità, della mia incapacità a vedere la vita chiaramente… Accolgo come mia la “fede” di questi due uomini ciechi che camminano. Cammino oggi con la mia personale cecità, senza vergognarmi della mia oscurità, deponendola ai piedi di Colui che si “fa vicino” per toccare la mia vita e rendermi capace di vedere e di uscire verso gli altri.
“Figlio di Davide, abbi pietà di me”: con fiducia affido a te ogni mia oscurità, perché tu mi illumini con la tua Parola, e mi doni un nuovo sguardo su di me e sulla realtà. Uno sguardo pieno di speranza.
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