lunedì 19 ottobre 2009

Vangelo del giorno 19 ottobre 2009

La vita da che dipende?… Lc 12,13-21

Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

1 commento:

GiMI ha detto...

“La sua vita non dipende da ciò che egli possiede”. Allora da che dipende? Siamo alla ricerca di sicurezze, di beni su cui costruire una garanzia per il futuro. Siamo intimamente convinti che con i beni è più facile essere felici. La pensiamo come “uno della folla”, il nostro rappresentante che si avvicina a Gesù.

Gesù non demonizza “ciò che si possiede”, rifiuta il fatto che le mie cose siano la garanzia della mia vita. Anche quello che mi spetta per diritto non è la garanzia. Garante della mia vita è Dio. Mio Padre, presso cui sono chiamato ad arricchirmi. Lo stare con lui è la garanzia. È l’unione con Lui che assicura la riuscita della mia vita. È l’essere nella casa da figlio e fratello che diventa fonte di salvezza.

Il linguaggio di Gesù e del Vangelo è in controtendenza. Non solo per l’oggi. Lo è stato per ogni tempo. A noi abituati a “dividere”, il Vangelo propone la “con-divisione” del Padre con ogni suo figlio. A noi abituati a “fare conto su di sé” propone di fare conto su di Lui. A noi abituati a valutare l’uomo per quanto possiede propone di valutarci a partire da Lui.

Siamo stolti, un po’ grossolani, perché non riusciamo a capire la “finezza” di Gesù che fa dell’affidamento totale al Padre la sua forza e la sua salvezza. È questo il problema: mi fido di ciò che vedo, fatico ad affidarmi a ciò che non vedo. Un “granaio pieno” è meglio della fede in Dio. Sono fatto così. È da qui che parto di nuovo oggi: per lasciarmi lavorare dalla “finezza” della Parola del mio Signore, unico vero bene che può riempire di senso la mia giornata, l’eredità che voglio con-dividere con mio fratello.