mercoledì 13 maggio 2009

Vangelo del giorno 13 maggio

Gv 15,1-8

«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

1 commento:

GiMI ha detto...

“Chiedete quello che volete”… oggi voglio chiedere l’unica cosa necessaria alla mia vita di discepolo: rimanere in lui. Lo chiedo non tanto perché mi è chiesto, ma perché lo sento decisivo per la mia vita. Rimanere è “fermarmi dentro di nuovo”. Ciò che chiedo è di stare ancora e sempre in relazione vitale con il Padre.

Rimanere è credere che ho una “casa” non fatta dalle mie mani. Sono un ramo e non la pianta. Un ramo che per vivere ha bisogno di essere “trasportato sopra un’altra pianta”. Per vivere da discepolo ho bisogno di lasciarmi portare, prima ancora che potare. Il frutto nasce dall’essere dentro la pianta. Non semplicemente sopra, appiccicato. E chi è “dentro la pianta” diventa oggetto di cura da parte “dell’agricoltore”. Che per Gesù ha un nome prezioso: “Padre mio”. L’essere dentro è relazione d’amore del Padre nei miei confronti. Una relazione capace di far crescere, di far produrre. La produzione del discepolo – i frutti – prima che dall’impegno personale o dalle capacità è data dalla “cura dell’agricoltore padre”.

Addirittura i frutti del discepolo sono la “gloria dell’agricoltore padre”. Chi guarda a noi – di nuovo fermi dentro la pianta – vede la bellezza dell’amore del Padre, non solo i nostri frutti. Frutti che siamo capaci di “portare”, non produrre. La pianta produce sui suoi rami vivi… Capaci perché abbiamo già ricevuto la linfa vitale che ci rende “vivi”: la Parola che Gesù ha annunciato. Una parola da accogliere. Una parola che ci rende capaci di opere memorabili. Una parola che ci riempie di forza…

Signore Gesù, aiutami a “fermarmi dentro te”, lasciandomi curare dall’agricoltore padre.