lunedì 9 marzo 2009

Vangelo del giorno II domenica di Quaresima

Prima Lettura:Gn 22,1-2.9a.10-13.15-18
In quei giorni Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo, Abramo!» .
Rispose: «Eccomi!» .
Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che ami, Isacco, và nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò» . così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l'angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!» . Rispose: «Eccomi!» .
L'angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli alcun male! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio» . Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
Poi l'angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio, io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce» .

Salmo Responsoriale Dal salmo 115

Camminerò davanti al Signore
nella terra dei viventi.

Ho creduto anche quando dicevo:
«Sono troppo infelice» .
Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.

Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.
A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,
negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.


Seconda Lettura: Rm 8,31b-34

Fratelli, che diremo? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi?


Vangelo Mc 9,2-10
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!» . Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!» . E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti.

1 commento:

GiMI ha detto...

08 marzo 2009 - Colline

Saluto molte persone, scambio due battute, ascolto.
Loro stanno arretrati, aspettano il loro turno. Hanno tra i cinquanta e i sessant’anni, la signora ha in mano un mio libro. Ora si avvicinano, lei legge una frase dal mio “Gesù zero”: Se proprio volete percorrere i ripidi sentieri della santità e potete scegliere, avvicinatevi al mistero di Dio attraverso la bellezza, non attraverso la sofferenza.

Mi raccontano la loro storia: hanno perso un figlio di venticinque anni da poco, in un tragico incidente di lavoro. La sofferenza li ha avvicinati alla fede, con forza e disperazione.
L’altro loro figlio, invece, si è definitivamente allontanato da Dio.
La madre è turbata e preoccupata per lui, mi chiede aiuto: come può avvicinarlo alla bellezza di Dio?
Guardo entrambi con tutto l’amore di cui sono capace.
Come posso portarli sul Tabor?
Penso alla terribile pagina della Genesi che ho letto stamani, per cominciare ad imbastire la riflessione sulla Parola. Altro che Tabor, questi amici stanno salendo sul monte Moria, come Abramo.

Deserti
Gesù deve affrontare le fiere e i propri fantasmi per decidere quale Messia diventare. Solidale con gli uomini, entra nel deserto, come Israele, per uscirne libero.
Anche Abramo entra in un deserto, ma con un ordine incomprensibile da parte del Dio che lo ha chiamato e gli ha promesso una discendenza senza confini. Dio gli chiede in sacrificio il figlio della promessa. Hanno un bel da dire gli esegeti che, probabilmente, quel racconto è stato redatto per affermare a gran voce che il Dio di Israele non vuole i sacrifici umani, pratica usata dai confinanti di Israele. Questa pagina resta terribile, folle, assurda. Il buon Kieerkegard, filosofo ottocentesco, vede in questo gesto l’assoluto della fede, e Abramo diventa il capostipite dei credenti. Mi piace di più la riflessione dei nostri amici ebrei che nel Talmud, dicono che Abramo, dopo il fattaccio, ha preso Dio da parte, dicendogli: «Vergognati, per ciò che mi hai chiesto di fare. E poiché io ho obbedito, ti chiedo di perdonare tutti i peccati dei miei discendenti fino alla venuta del Messia». Pare che Dio, abbassando lo sguardo, abbia accettato.
Tant’è: ci sono momenti e situazioni incomprensibili, insanabili, assurde, in cui il dolore, come quello straziante di perdere un figlio, sembra prevalere.
In quel momento, anche se siamo sul Moria, anche se Dio ci appare insensato e crudele, dobbiamo trovare il coraggio di guardare verso il Tabor.

Colline
Iniziamo la quaresima guardando al Tabor. Iniziamo la purificazione dei nostri cuori guardando a questa piccola collina poco distante da Nazareth. Gesù porta con sé, per una bella passeggiata, i suoi amici più stretti. E lì, sul monte battuto dal vento, accade.
Per la prima volta gli apostoli vedono Gesù nella sua bellezza, vanno oltre, scoprono, affascinati, lo splendore di Dio.
Qualche padre della Chiesa ci suggerisce che volle portarli con sé per dar loro la capacità di affrontare un altro monte, il Golgota.
Una cosa è certa: se non incontriamo la bellezza di Dio, non riusciremo mai a consegnarci a lui, definitivamente.
Ad alcuni accade come Abramo e come agli apostoli: prima vivono la gloria e la bellezza, poi affrontano la croce.
Altri, come Simeone, vivono tutta la vita sulla croce per poi incrociare lo sguardo della bellezza di Dio.
La nostra quaresima è anche questo: attesa.
E scoperta delle tracce di Dio attorno a noi. Labili, sporadiche, eppure così incredibili.
Ieri, tornato da un lungo viaggio, sono salito per qualche ora sulle “mie” montagne, per pregare, per riposarmi, per snebbiare il cervello e preparami ad una settimana di fuoco.
La primavera, evidente in fondo valle, comincia ad aggredire l’inverno delle montagne. Pochi segni, quasi impercettibili, eppure crescenti. La temperatura che si alza, il sole alto che rimane fino al pomeriggio inoltrato, qualche chiazza sui bordi delle strade che svela una tristissima erba secca, benedizione e sopravvivenza per i camosci che scendono ignari degli uomini…
Senza bellezza non possiamo vivere. Lo sappiamo.
Bellezza della natura, bellezza dell’arte, bellezza dei gesti e dell’affetto degli amici.
Bellezza che ci porta, in qualche modo verso Dio.

Attesa
Marco è l’unico che dice Improvvisamente, guardandosi intorno, non videro più nessuno se non Gesù solo, con loro.
La conversione alla bellezza è improvvisa. A noi di guardarci intorno e scoprire la bellezza di Dio per giungere anche noi, infine, a vedere solo più Gesù nella nostra vita, e noi assieme con lui.
La bellezza convertirà il mondo.
E noi, suoi fragili discepoli, siamo spinti a vivere nella bellezza della relazione e della verità, della compagnia agli uomini e della Parola, per dire e dare ai nostri fratelli uomini la speranza di una Presenza che ancora si deve svelare nella sua totalità.
Noi, fragili discepoli, siamo chiamati e testimoniare con semplicità e verità che solo Gesù colma il nostro cuore, riempie la nostra anima.

Ora tengo le mani di questa madre addolorata, mentre il padre ancora mi racconta.
Non so che dire.
Provo.
«Tuo figlio, ora, non può avvicinarsi a Dio, perché vive nella durezza e nella follia della vita. Il dolore, ora, parla al suo cuore. Come può salire al Tabor se è inchiodato al Golgota per la morte del fratello? Ma quello che puoi fare, tu, da madre, è di generarlo un’altra volta. Allontanati dal sepolcro, tu per prima, prova a scoprire ancora una qualche bellezza nel tuo cuore e nella tua vita. Non puoi convincere tuo figlio, ma provaci tu, come riesci, a salire sul Tabor. Poi, Dio farà il suo mestiere, fidati».