venerdì 13 novembre 2009

Vangelo del giorno 13 novembre 2009

“… dove … come …” Lc 17,26-37

Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

1 commento:

GiMI ha detto...

I farisei chiedono il “quando”… i discepoli il “dove”… e Gesù risponde sempre alla stessa maniera: con il “come”… Con un linguaggio che pare incomprensibile mi viene offerto il modo per realizzare la vita, qui tra le faccende quotidiane.

Anche io mangio, bevo, compro, vendo, pianto, costruisco, amo, … non posso fare diversamente. Non posso uscire dalla vita, dal quotidiano. La salvezza, il Regno di Dio, si realizza nella vita. Ma si realizza nella vita “persa” per il fratello e non nella vita “conservata” per me.

Qui la “difficoltà” della Parola di oggi.

In ogni luogo – sia che mi trovi nei campi o in casa –, in ogni tempo – sia che riposi in un letto o lavori alla macina –, sono interrogato dalla mia coscienza: “di chi è la mia vita”. Per chi sto vivendo e per chi mi sto consumando. Per me o per l’altro?

Non posso essere così superficiale da nascondere che è nella mia natura umana cercare la mia salvezza e poi – se mi resta tempo, voglia e forza – quella dell’altro. Senza dimenticare che l’aria culturale che respiro ogni giorno mi ricorda che la salvezza personale è la miglior cosa da cercare.

Che fare? Uscire dal mondo? Smettere di vivere la bellezza della vita? Nemmeno per sogno. Piuttosto stare in questo tempo, nelle occupazioni quotidiane, con la loro fatica e bellezza, per fare della mia vita un dono. È l’ideale evangelico che io desidero provare a fare mio… per giungere a essere davvero vivo.