domenica 6 settembre 2009

Vangelo della domenica 6 settembre


Prima lettura: Is 35, 4-7

Dal libro del profeta Isaia.
Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio! Non temete; ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa.
La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso si muterà in sorgenti d'acqua.

Salmo Responsoriale Dal salmo 145

Dà lode al Signore, anima mia.

Il Signore è fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati,
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge lo straniero.

Egli sostiene l'orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie degli empi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, per ogni generazione.

Seconda lettura: Gc 2, 1-5

Dalla lettera di san Giacomo apostolo.
Fratelli miei, non mescolate a favoritismi personali la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria.
Supponiamo che entri in una vostra adunanza qualcuno con un anello d'oro al dito, vestito splendidamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro.
Se voi guardate a colui che è vestito splendidamente e gli dite: «Tu siediti qui comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti in piedi lì», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate in voi stessi preferenze e non siete giudici dai giudizi perversi?
Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo per farli ricchi con la fede ed eredi del regno che ha promesso a quelli che lo amano?


Vangelo: Mc 7, 31-37

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù, di ritorno dalla regione di Tiro, passò per Sidone, dirigendosi verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. E gli condussero un sordomuto, pregandolo di imporgli la mano.
E portandolo in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: «Effatà» cioè: «Apriti!».
E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo raccomandava, più essi ne parlavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!» .

5 commenti:

GiMI ha detto...

06 settembre 2009 - Guariti nel profondo

Al tempo di Gesù, si credeva che la santità fosse inversamente proporzionale alla distanza da Gerusalemme. La Giudea poteva ancora salvarsi, ma la Galilea e la Decapoli, oltre la Samaria, zone di confine, abitate da popolazioni miste, erano decisamente perdute.
Gesù inizia la sua predicazione proprio da lì, dalle tribù di Zabulon e Neftali, le prime a cadere sotto gli Assiri, seicento anni prima. Perché è venuto per i malati, non per giusti.
Gesù non fugge gli impuri e li condanna, come fanno i Perushim, i farisei. Li salva.
La guarigione del Vangelo di oggi, fa esclamare alla folla “ha fatto bene ogni cosa, ha fatto vedere i ciechi, ha fatto udire i sordi!”.
Entusiasmo condivisibile, ma che lascia l’amaro in bocca.
Oggi parliamo della malattia e della guarigione.

GiMI ha detto...

Ma dove?
Vedo già, lo ammetto, la fronte corrugata di qualcuno di voi.
Sarò chiaro: sarebbe meglio non ammalarsi e raramente ho visto gente trovare Dio e la fede nel dolore. Più spesso la si perde. La nostra predicazione è scivolata nella retorica su questi temi, scordandoci che il dolore e la malattia stravolgono una vita e, il più delle volte, annegano la fede. Preferisco cento volte essere guarito che offrire la mia sofferenza in comunione a Gesù in croce, non diciamo fesserie!
Avete ragione, occorre capirsi.
Marco non intende proporre un Gesù taumaturgo fine a se stesso, un Gesù primario di una universale clinica delle guarigioni, un improbabile Harry Potter che soddisfa ogni esigenza. Migliaia di lebbrosi circolavano sulle strade polverose della Palestina e pochi di essi furono sanati, migliaia di ciechi disperati chiedevano l'elemosina ai bordi delle strade e pochissimi riebbero la vista. Gesù non è venuto sulla terra a togliere la malattia, ma a darle una nuova dimensione.

GiMI ha detto...

Salute e salvezza
Allora? Gesù ha maturato in sé una certezza: non è vero che “basta la salute”.
L’uomo vuole immensamente di più, necessita di molte più cose.
Abbiamo bisogno di salute, certo. Ma, molto di più desideriamo la felicità.
Ho visto, commosso, il coraggio rabbioso di certe madri farsi forza per sostenere il figlio handicappato; ho visto il gesto annoiato di chi ha tutto, salute, successo, denaro e si butta in un ago di siringa.
Un desiderio ho sempre coltivato nel mio cuore, un desiderio colmo di ingenuità: quello di intervistare i miracolati di Gesù. Ho l'impressione, netta, che dopo la guarigione non sia solo avvenuto il miracolo della salute, ma quello della salvezza.
Di fronte ad un malato Gesù chiede: “Cosa vuoi che ti faccia?”. Assurdo, no? Vuole la guarigione! Ne siamo proprio certi?
Gesù sa che solo qualcosa di più grande può rendere felice il cuore dell'uomo.
Come i dieci lebbrosi guariti, di cui uno solo, straniero, torna a ringraziare, Gesù dice: “Dieci sono stati sanati, ma uno solo si è salvato”. La malattia è mistero e misura del nostro limite, iattura e croce. Ma più della malattia c’è l’assenza di senso.
Gesù, guarendo, sta dicendo che il Regno ormai è arrivato, che la presenza del Padre sta contagiando il cuore di ogni uomo.

GiMI ha detto...

Malati
Qual è la tua malattia, amico lettore? Quale sofferenza hai nascosto in questi anni, per non ferire il tuo sposo o il tuo figlio? Quale cruccio dell’infanzia, quale tragedia nella tua famiglia hanno spento il tuo sorriso? Quale paura tieni nascosta nella cantina del tuo castello interiore? Quale debolezza psicologica frena lo slancio del passo?
Gesù ti guarisce. Gesù ti salva. Gesù ti ama.
La malattia è dimensione inevitabile tragica della nostra vita, che misura la nostra fragilità, che rivela la dimensione del nostro infinito desiderio di gioia e di luce. Cristo è la nostra gioia, Cristo è la nostra luce. Siamo guariti nel profondo.

GiMI ha detto...

Sogno e son desto
È per questo che Isaia, il grande e tenero Isaia, spalanca gli occhi davanti a un popolo rassegnato, sfiancato da settant’anni di prigionia a Babilonia, ormai convinto che Dio non ci sia più, e sogna. Sogna un ritorno, una terra in cui la sofferenza non esiste più e l’abbondanza delle acque che riempie i cuori.
Un sogno che è anche quello di Dio e che si avvererà per Israele con il ritorno a Gerusalemme e, per noi, con la venuta del Regno.
Questa salvezza, questa buona notizia, questo gioioso annuncio, ammonisce Giacomo, deve essere visibile sin d’ora nelle nostre comunità.
Se l’asfalto del conformismo ha appiattito l’attenzione al povero, Giacomo ci richiama con forza alle nostre responsabilità di salvati.
La Chiesa, che è il popolo di chi è stato sanato dalle proprie ferite con l’olio della consolazione di Gesù, imita lo stesso gesto verso l’umanità fatta a pezzi e ferita dall’odio e dal peccato.
E penso ai mille sconfitti che ho incontrato nella mia vita, alle sofferenze, alle tragedie che permeano il cuore dell'uomo. E a quanti, in nome del Nazareno, dedicano tempo e donano amore per alleviare il dolore.
Buone notizie, amici, buone notizie da celebrare e da far diventare pane quotidiano e mano tesa ad accarezzare il fratello perso.
Noi siamo il volto di Dio per il fratello sconfitto.