Mc 12,18-27.
Vennero a lui dei sadducei, i quali dicono che non c'è risurrezione, e lo interrogarono dicendo:
«Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che se muore il fratello di uno e lascia la moglie senza figli, il fratello ne prenda la moglie per dare discendenti al fratello.
C'erano sette fratelli: il primo prese moglie e morì senza lasciare discendenza;
allora la prese il secondo, ma morì senza lasciare discendenza; e il terzo egualmente,
e nessuno dei sette lasciò discendenza. Infine, dopo tutti, morì anche la donna.
Nella risurrezione, quando risorgeranno, a chi di loro apparterrà la donna? Poiché in sette l'hanno avuta come moglie».
Rispose loro Gesù: «Non siete voi forse in errore dal momento che non conoscete le Scritture, né la potenza di Dio?
Quando risusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli.
A riguardo poi dei morti che devono risorgere, non avete letto nel libro di Mosè, a proposito del roveto, come Dio gli parlò dicendo: Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e di Giacobbe?
Non è un Dio dei morti ma dei viventi! Voi siete in grande errore».
mercoledì 3 giugno 2009
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1 commento:
“Non c’è risurrezione”, questo pensano i sadducei. “È il Dio dei viventi”, afferma Gesù. I Sadducei sono centrati su una porzione di realtà, il tempo terreno. Gesù allarga l’orizzonte oltre il tempo e lo spazio. Riconosce la porzione di realtà che sta abitando ma anche il “bisogno di eterno” che è proprio di Dio e dell’uomo. Quel bisogno che fa sognare grandi progetti, avventure. Quel bisogno che rende imperituri i nostri sentimenti più profondi. Il Padre, ci ricorda Gesù, non lascia cadere la storia di nessuno. È il Padre di ciascuno di noi in carne ed ossa. Per lui la nostra storia personale è un’avventura che val la pena di essere vissuta e di vivere per sempre. Un’avventura capace di mettere al centro non solo Dio ma ogni parte del suo popolo. Gesù non gioca con gli indovinelli dei Sadducei, perché riconosce una questione seria il vivere. E chiede a noi di prendere sul serio la nostra esistenza. Un’esistenza da costruire in rapporto vitale con il Padre. Ogni giorno. Perché siamo chiamati all’eternità da Colui che è l’eternità.
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