sabato 20 giugno 2009

Vangelo del giorno 20 giugno

Mt 6,24-34

Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.

Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? E per il vestito, perché vi preoccupate? Osservate come crescono i gigli del campo: non faticano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora, se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani si getta nel forno, non farà molto di più per voi, gente di poca fede? Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno. Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena.

1 commento:

GiMI ha detto...

“Gente di poca fede”… mi sento così davanti a queste parole di Gesù. Troppo “preoccupato” di come sarà il domani non mi fido a lasciare nelle mani del Padre la mia vita. Anche se ho sperimentato che mettere la vita nella mani del Padre è davvero liberante da ogni affanno. Ma lo confesso: “l’ansia della previdenza cede il posto alla fiducia nella provvidenza”.

La pre-occupazione del domani non è negativa. Dice sapienza, attenzione a ciò che potrà essere la mia vita e la vita di chi sta con me. Ma c’è una preoccupazione che diventa negativa: quella che pone al centro me stesso e l’ansia di realizzarmi. È una preoccupazione che riempie totalmente mente e cuore e svuota di ogni energia. Pone al centro la mia “ricchezza”, che può prendere nomi molto diversi. E quando sono pieno di me non esiste più spazio per nessuno, non solo per il Padre. La pre-occupazione pone al centro il mezzo e non il fine. Cibo e vestito sono mezzi per vivere, non il fine da raggiungere. Il fine, lo ricorda Gesù, è il regno del Padre e la sua giustizia: l’amore verso il Padre, il sentirmi figlio in mezzo a fratelli e sorelle… se faccio così davvero nessuno tra chi vive con me mancherà di cibo e vestito… tutti insieme saremo liberi…

C’è molto da “togliere di preoccupante” nella mia vita per arrivare a sentirmi figlio, e a fidarmi fino in fondo del Padre…