«In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre».
sabato 23 maggio 2009
Vangelo del giorno 23 maggio
Gv 16, 23b – 28
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Gesù, al termine della sua vita consegna, oltre se stesso, anche i suoi discepoli al Padre. Ci “consegna” cercando di renderci certi di una certezza che lo ha accompagnato ogni giorno della sua vita: il Padre mi ama. Questa verità ha guidato la vita di Gesù. Questa verità ci viene riversata in grembo. Questa verità accolta toglie ogni velo di solitudine che può avvolgere la vita. Ci permette di chiedere… di ottenere… ci permette di entrare serenamente in rapporto con Dio: con nostro Padre, non un nostro padrone.
Una rivelazione, questa, non certo facile da accogliere. Lo è stato per gli apostoli di Gesù: passeranno poche ore e fuggiranno da Gesù e dalla sua croce. Saranno dispersi… si sentiranno soli… abbandonati, non certo amati. Sconfitti, non certo pieni di vita.
Una verità, anche per noi, bella da ascoltare ma difficile da portare nella fatica delle giornate. Giornate da vivere – come ricorda Gesù – nell’amore che si fa dono. Amare Gesù, amare il Padre – e lasciarsi amare – è entrare sempre più nella logica del dono. Per questo – anche noi come gli apostoli – fatichiamo a lasciarci amare dal Padre…
Padre, ti ringrazio dell’amore che riversi sulla mia vita. Accogli il mio desiderio impaurito di entrare nel tuo modo di amare…
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