venerdì 22 maggio 2009

Vangelo del giorno 22 maggio

Gv 16,20-23a

In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia.

La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo. Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia. Quel giorno non mi domanderete più nulla.

1 commento:

GiMI ha detto...

Gesù non lo nasconde: la sua sequela, essere suoi discepoli, comporta un travaglio nella nostra vita. Gesù lo paragona al travaglio della partoriente. Tutto sta su che cosa concentriamo l’attenzione: sul momento, sul dolore che sembra impossibile da sopportare o sulla “gioia che è venuto al mondo un uomo”?

Questo è il senso della sequela di Gesù: far venire al mondo un uomo. È questa la ragione della gioia: poter stringere tra le mani un “uomo nuovo”. L’uomo generato alla vita perché ha fatto propria la vita di Gesù. La gioia del discepolo è quella di vedersi “nell’uomo nuovo venuto al mondo”. Un uomo nuovo perché amato e salvato. È questa la novità generata da Gesù e dal suo Vangelo. Un uomo nuovo che conosce la gioia perché si sente accompagnato – vi vedrò di nuovo, dice Gesù – e amato, per questo capace di rinascita quotidiana, di novità, di nuovo inizio.

Non farmi mai mancare, Signore, nella fatica delle giornate, la visione della “Vita”, capace di scaldare, dare forza e rialzare.