sabato 4 aprile 2009

Vangelo del giorno 4 aprile

Gv 11,45-56

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.

Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

1 commento:

GiMI ha detto...

Ci sono delle coincidenze particolari negli avvenimenti dei vangeli: la morte di Gesù è decisa nello stesso periodo in cui l’amico Lazzaro torna in vita, è restituito alle sue sorelle e amici. In un qualche modo troviamo qui la ragione della morte di Gesù. È “conveniente” – dice Caifa – cioè fa “incontrare”. La morte di Gesù non è solo questione di “necessità” o di “utilità”. Porta all’incontro, ci fa convenire, nella casa del Padre, come figli.

Richiamando dalla morte Lazzaro, Gesù lo ha riportato tra i suoi. Donando la sua vita riporta ciascuno di noi al Padre e ai fratelli. Ciò che andiamo a celebrare da domani, il mistero della morte e risurrezione di Gesù, ci viene ricordato oggi nel suo significato più profondo: è un mistero dell’incontro, della riunificazione, del ritorno a casa.

Non si tratta più di “andare a Gerusalemme per purificarsi”. Si tratta di andare a Gesù per accogliere il suo dono di perdono e di riconciliazione. Credere in Gesù è lasciarsi avvolgere dal dono della pacificazione con il Padre. Credere è tornare ad abitare nella casa del Padre come figli. Credere è partecipare alla festa dell’incontro. Credere è sentirsi sempre più fratelli e sorelle solidali, riuniti dal dono di Gesù.

Signore, il tuo dono d’amore mi chiama all’incontro. Con il Padre e con i fratelli. Aiutami a lasciarmi avvolgere dal tuo amore solidale e contagioso.