venerdì 3 aprile 2009

Da piazza San Pietro ad Harvard Square

“Non abbiamo trovato nessun legame tra l’uso del preservativo e un minore tasso di infezioni da HIV, che dovremmo essere in grado di valutare dopo 25 anni di epidemia diffusa, e dire se questo tipo di intervento funziona”. Questo asserisce Edward C Green, direttore del AIDS Prevention Research Project del Harvard Center for Population and Development Studies, in risposta ai commenti della stampa papale in viaggio in l’Africa questa settimana. Benedetto XVI, in risposta alla domanda di un giornalista francese che gli chiedeva di difendere la posizione della Chiesa nella lotta alla diffusione dell’AIDS, descritta dal giornalista come “spesso considerata irrealistica e inefficace”, ha detto: “Il problema dell’AIDS non può essere vinto da slogan pubblicitari. Se l’anima manca, se gli Africani non si aiutano vicendevolmente, il flagello non può essere risolto distribuendo preservativi; anzi, si rischia di peggiorare il problema. La soluzione può arrivare solamente da un duplice impegno: per prima cosa l’umanizzazione della sessualità, in altre parole il rinnovamento spirituale e umano che porta a un nuovo modo di comportarsi gli uni con gli altri; in secondo luogo, la vera amicizia, soprattutto con chi soffre, cioè una disponibilità (anche attraverso il sacrificio personale) di essere presente con coloro che soffrono. E questi sono fattori che aiutano e portano un progresso tangibile. “Il Papa ha ragione”, dice Edward Green al National Review Online mercoledì, “o messa giù in un altro modo, la miglior prova che abbiamo oggi appoggia i commenti del Papa. Egli ha insistito sul fatto che è stato provato che l’uso del preservativo NON è efficace a ‘livello della popolazione’”. “C’è un forte legame, dimostrato dalle nostre migliori ricerche, incluso l’ U.S.-funded ‘Demographic Health Surveys’”, aggiunge Green, “tra una maggiore disponibilità e l’uso del preservativo e un maggiore (non minore!) tasso di infezione da HIV. Questo potrebbe essere causato, in parte, da un fenomeno noto come “compensazione del rischio”, cioè quando si usa un “metodo” che abbassa il rischio, come i preservativi, spesso si perde il beneficio (cioè si perde la riduzione del rischio), perché si “compensa” o si corrono maggiori rischi di quelli che si correrebbero senza il metodo che riduce il rischio. Green aggiunge: “Ho notato inoltre che il Papa ha detto che la monogamia sarebbe la miglior risposta del singolo contro l’AIDS, invece che l’astinenza. Infatti la migliore e più recente prova empirica dimostra che la diminuzione del numero di partner sessuali multipli e simultanei è il più importante cambiamento nel comportamento del singolo, in relazione alla riduzione del tasso di infezioni da HIV(l’altro fattore importante è la circoncisione maschile)” E intanto, come Travis Kavulla scrive su Kenya Today, i media internazionali ignoreranno tutte le nuove storie sulla chiesa e sulla crescita della civilizzazione in favore di una più sessuale, anche se è una trama fin troppo familiare; Green ha qualche novità incoraggiante: il Papa non è solo. “Sempre più esperti di AIDS sono prossimi ad accettare quanto sopra. Le due nazioni con le peggiori epidemie di HIV, cioè Swaziland e Botswana, hanno entrambe lanciato una campagna per scoraggiare partner sessuali multipli e simultanei e per incoraggiare la fedeltà”. Il Papa ha aggiunto durante lo stesso Q&A : “Direi che il nostro duplice sforzo è innazitutto quello di rinnovare la persona umana internamente, di dare forza spirituale e materiale a un modo di comportarsi che sia giusto nei confronti del proprio corpo e quello degli altri; ed è, in secondo luogo, in questa capacità di soffrire con coloro che soffrono, di rimanere saldi in situazioni difficili. Abbiamo anche bisogno, in altre parole, di trattare le persone come tali. Ragionare con loro e mostrare loro che c’è una via migliore per vivere, rispettosa di loro stessi e degli altri. E’ un messaggio di senso comune che non è follia se si è in Africa o se si ha a che fare con dei lunatici adolescenti americani. E’ un messaggio duro da ascoltare sugli stessi, vecchi e stupidi dibattiti, parodie e congedi. Ma è un messaggio basato sulla vita reale e è riconosciuto non solo in piazza San Pietro ma anche in Harvard Square.

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