sabato 3 ottobre 2009

Vangelo del giorno 3 ottobre 2009

In disparte… Lc 10,21-24

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demoni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo».

E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

1 commento:

GiMI ha detto...

I settantadue che tornano gioiosi per “le vittorie pastorali” ottenute – “anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome – sono portati “in disparte”. Perché imparino a godere più che del successo, del fatto di essere parte degli amici di Gesù. Di essere tra i “piccoli” che fanno esultare di gioia Gesù. Ai suoi discepoli Gesù chiede di prendere coscienza del grande dono di poter contemplare e sentire la sua presenza. È questa la ragione della nostra gioia. Siamo beati non perché riusciamo in imprese che paiono “impossibili”. Siamo beati perché possiamo vedere e ascoltare Qualcuno cercato da sempre da profeti e re.

Le parole di Gesù mi richiamano a convertire il mio sguardo da ciò che avviene fuori di me – per quanto straordinario e utile – a ciò che sono chiamato a vivere dentro me. A trovare la mia gioia prima che nei risultati della mia vita nel fatto di “partecipare” alla straordinaria storia di salvezza resa piena da Gesù. È questa la mia “sapienza”. La “salienza” del piccolo che si “fida” del Padre.