«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto”? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luogo dove io vado, conoscete la via».
Gli disse Tommaso: «Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo conoscere la via?». Gli disse Gesù: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me».
1 commento:
In Gesù abbiamo chi ci prepara “un posto”.
Qual è il “mio posto” nella vita? È la domanda che spesso ci facciamo, anche “da grandi”. Sono “al mio posto”? “Avrò un posto” più o meno sicuro da cui partire nel mio vivere? Ci sarà posto per me? Troverò il mondo di “arrivare al mio posto”? Saprò sgomitare per ottenere il mio giusto posto? Stai al “tuo posto”, si dice a chi vuole troppo…
Gesù, per il discepolo, è colui che pende sul serio la nostra ricerca di posto. La prende tanto sul serio da farsi lui “posto”, da prenderci con sé. Il posto è “la casa del padre”. Purtroppo è diventata un’espressione da usare al funerale: è tornato alla casa del padre, e ha perso il significato proprio della vita del discepolo di Gesù, chiamato a stare nella casa del padre, o a tornarvi, come nella parabola del figlio prodigo o del padre misericordioso.
Gesù ci riporta, con il dono della sua vita, a casa. È il nostro posto. Siamo al nostro posto nella vita quando ci sentiamo a casa. Quella casa descritta da Gesù come la casa del dono, la casa dove si può “indugiare”, dove si può “tardare”, “dimorare” ricorda il vangelo.
C’è un certo senso di riposo nelle parole di Gesù: non si tratta di “trovare un posto”: si tratta di accogliere un posto già dato. E raggiungerlo sulla strada già segnata e non da inventare: Gesù, con le sue parole e le sue scelte.
Signore aiutami a comprendere la mia vita più che come ricerca del mio posto, come accoglienza della tua strada per giungere a dimorare con te.
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